Antonio TAJANI Vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria Il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani inaugura la Settimana delle PMI e del Mercato unico Vent’anni del mercato interno, Sala della Protomoteca, Campidoglio/Roma 15 October 2012

Il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani inaugura la Settimana delle PMI e del Mercato unico

Sala della Protomoteca, Campidoglio/Roma, 18-10-2012 — /europawire.eu/ — INTRODUZIONE

Il Nobel attribuito all’Unione europea è un riconoscimento alla pace e alla prosperità realizzata con oltre sessant’anni d’integrazione politica ed economica.

Il mercato interno, di cui oggi celebriamo i vent’anni, è sicuramente una delle fondamenta su cui è stata costruita questa storia di grande successo di cui dobbiamo essere fieri. Grazie alle libertà e ai diritti garantiti anche nell’ambito del mercato Ue a cittadini e imprese, tra 1992 e 2008 abbiamo creato 2,8 milioni di nuovi posti di lavoro, con un incremento del 2,1 % di PIL. I 500 milioni di cittadini-consumatori europei e i 25 milioni d’imprese che operano nella Ue hanno avuto enormi vantaggi. Ad esempio, viaggiare in aereo e utilizzare il cellulare costa rispettivamente il 40% e il 70% in meno. Sono aumentate possibilità di scelta, qualità e concorrenza sui prezzi. E’ cresciuta la libertà economica, la possibilità di trovare lavoro, di trasferirsi, di creare un’impresa, di vendere beni e servizi in tutta l’Unione, con molte meno barriere legali e ostacoli burocratici.

I giovani hanno possibilità senza precedenti di viaggiare, studiare, imparare un lavoro o fare impresa, grazie a un grande spazio aperto per la formazione, le università, i master; e, a programmi come Erasmus e Erasmus per giovani imprenditori che contribuiscono ad aprire la testa e stimolare lo spirito d’avventura.

Il messaggio è forte è chiaro. Il mercato unico ha creato libertà e opportunità senza precedenti e, proprio per questo, è una formidabile fonte di crescita e nuovo lavoro.

Queste celebrazioni cadono in un momento particolarmente delicato. Ogni settimana migliaia d’imprese chiudono, si perdono posti, aumenta il disagio sociale. Dall’inizio della crisi in Europa abbiamo perso 3 milioni di posti nell’industria, con mille miliardi di PIL bruciati. Lo scambio di beni e servizi nel mercato Ue è ancora 10 punti sotto l’inizio della crisi.

Anche a causa di mancate scelte ed errori, l’Europa è sempre meno un luogo favorevole a imprese e industria. Molte aziende fallite erano fondamentalmente sane; e forse, si sarebbero salvate con più accesso al credito, pagamenti dello Stato puntuali, una pressione fiscale sostenibile, un costo dell’energia più basso, migliori infrastrutture, meno ostacoli burocratici e legali al business.

Questo significa che abbiamo ancora molto lavoro da fare per migliorare l’accesso ai mercati e le condizioni in cui operano le imprese. A cominciare dall’effettivo completamento del mercato europeo alla base di ogni politica per la crescita.

Le tensioni sociali in molti paesi Ue sono anche legate alla percezione di misure di austerità che – almeno nel breve termine – sembra peggiorare i problemi, senza che in parallelo vi sia un disegno che possa ridare la speranza di crescita e lavoro. Questa mancanza di speranza aggrava la recessione. Per questo dobbiamo continuare a lavorare per fare sentire, da subito, i benefici della nostra azione.

MERCATO UE BASE PER CRESCITA E LAVORO

Due settimane fa – su proposta del Commissario Barnier – la Commissione ha adottato il Single Market Act II, con 12 iniziative per accelerare il completamento del mercato unico in settori nevralgici. Il modello è quello del Single Market Act I dell’ottobre 2011, che prevede 12 proposte legislative da presentare entro 6 mesi a Parlamento e Consiglio. Questa strategia che vede nel nostro mercato la prima risorsa per liberare le nostre potenzialità di crescita si basa su Rapporto presentato da Mario Monti, su mandato del Presidente Barroso, che individua i principali ostacoli da rimuovere.

La standardizzazione è tra gli strumenti più efficaci far cadere le barriere tecniche e garantire la libera circolazione delle merci. Per questo sono lieto che tra le azioni previste dall’Internal Market Act I la prima ad essere adottata in via definitiva, appena pochi giorni fa, sia stata la mia proposta di riforma per un sistema di standardizzazione più efficiente che spinga l’industria verso maggiore innovazione e competitività.

Si tratta di un dossier d’importanza fondamentale. Pensate alla vicenda della Frabo, l’azienda italiana che partecipa anche ai lavori di oggi. Sul suo caso nel luglio scorso si è pronunciata la Corte di giustizia dell’Ue. E’ uno dei casi in cui organismi di standardizzazione nazionali, nella fattispecie quello tedesco, hanno imposto standard aggiuntivi che ostacolavano l’accesso al mercato nazionale. La Germania sosteneva che essendo l’organismo privato non era tenuto a conformarsi al diritto europeo. In pratica, pur derivando i propri poteri dal governo tedesco, questo organismo poteva imporre qualunque regola tecnica a chi voleva esportare, in violazione della libera circolazione delle merci. Grazie alla Corte e alla nuove norme di standardizzazione queste barriere sono cadute.

IL SINGLE MARKET ACT II

Il Single Market Act II affronta alcuni tra i nodi più difficili per completare il mercato: sistema di reti e mercato di energia e trasporti, libertà di movimento per cittadini e imprese, economia digitale e sostegno all’economia sociale e all’interesse del consumatore.

Reti più integrate: per far ripartire l’economia e aumentare la competitività industriale dobbiamo accelerare, in tutti i paesi Ue, la piena apertura di alcuni mercati chiave, quali il trasporto ferroviario nazionale, come già avviene in l’Italia. Azioni per realizzare un mercato più effettivo sono previste anche per trasporti marittimi, aviazione ed energia. Completare il mercato dell’energia è particolarmente urgente, considerato che il suo costo in Europa, anche per colpa di scarsa concorrenza e infrastrutture che garantiscano l’interconnessione, è tra i più alti al mondo; e costituisce un handicap della nostra industria nella competizione globale.

Più mobilità: Oltre a potenziare il programma Erasmus per giovani imprenditori, dobbiamo sviluppare il portale web Eures, per favorire la ricerca di occupazione anche fuori dallo Stato di residenza.

Promozione dell’economia digitale: le reti e l’economia digitale sono un altro elemento essenziale per la competitività. Il Single Market Act II punta a ridurre i costi di realizzazione delle reti a banda larga e a semplificare i pagamenti e fatture elettroniche.

Più fiducia per il cittadino-consumatore: Il primo beneficiario dei vantaggi del mercato europeo deve essere il cittadino. Vogliamo proporre un pacchetto di misure per aumentare la fiducia del consumatore. Un sistema di sorveglianza di mercato rafforzato e più europea rappresenta, dunque, una priorità non solo per la libera circolazione ma per consolidare la fiducia nei beni venduti nella Ue. È un’azione a cui lavoro con il Commissario Dalli responsabile per Salute e tutela dei consumatori.

Intendo anche intensificare le campagne Ue contro la contraffazione e per la sicurezza dei prodotti, anche con riguardo al rispetto della nuova direttiva che garantisce i più alti standard al mondo per la sicurezza dei giocattoli.

ANCORA TROPPI OSTACOLI PER LE PMI

Questo lunedì si apre la settimana delle PMI che, insieme al collega Barnier, abbiamo voluto abbinare alla settimana del mercato interno. Uno studio presentato oggi dalla Commissione conferma che il peso di burocrazia e intralci legali è tra i primi freni alla possibilità per le PMI di sfruttare il potenziale del mercato interno.

In linea con l’attuazione dello Small Business Act – come riconosciuto anche nel rapporto Stoiber sulla semplificazione, l’azione Ue, coadiuvata a livello nazionale dai Mister PMI, ha consentito risparmi per decine di miliardi di minori oneri per le PMI. Moltissimo resta ancora da fare per facilitare la vita alle imprese.

Due settimane fa ho lanciato una consultazione per individuare le dieci normative Ue considerate più anti-business dalle imprese. Seguirà a breve una consultazione pubblica su tutti gli ostacoli residui alla circolazione dei beni industriali in Europa. Su questa base, entro la fine dell’anno presenterò un’iniziativa che punta ad eliminare gli ostacoli residui per l’accesso al mercato interno.

REINDUSTRIALIZZARE L’EUROPA

Il 10 ottobre la Commissione ha approvato la nuova strategia di politica industriale che considera il miglioramento dell’accesso ai mercati tra le condizioni chiave per rafforzare la competitività e invertire il processo di de-industrializzazione.

L’inversione di marcia che vogliamo perseguire è rappresentata dall’obiettivo di passare dall’attuale 15.6% di PIL legato all’industria manifatturiera al 20% entro il 2020. Questo è possibile perseguendo i seguenti traguardi:

(I) Investimento in attività produttive a livelli pre-crisi entro 2015, per arrivare al 23% del Pil entro il 2020;

(II) Investimenti in macchinari ed attrezzature a livelli pre-crisi entro 2015 per arrivare al 9% entro il 2020;

(III) Passare dall’attuale 21% al 25% di PIL di interscambio di beni nel mercato interno entro il 2020.

(IV) Almeno il 33% di PMI che utilizzano il commercio elettronico entro il 2015;

(V) Almeno il 26% di PMI che esportano fuori dall’Ue.

Per raggiungere questi obiettivi l’innovazione e il grado di approfondimento del mercato Ue saranno determinanti.

Va posto fine all’illusione per cui l’economia poteva basarsi essenzialmente su finanza e servizi. Senza industria si perdono i servizi, lavoro, export e capacità d’innovare: l’80% dell’innovazione e il 75% dell’export Ue viene dall’industria; e per ogni posto nel manifatturiero se ne creano due nei servizi.

Perchè tutta l’Europa torni un luogo favorevole all’industria questa strategia, che è complementare al Single Market Act I e II, si basa su quattro pilastri: (i) credito, (ii) accesso ai mercati, (iii) formazione, (iv) innovazione industriale.

(i) Accesso ai capitali:

Malgrado i 1000 miliardi della BCE un’impresa su tre non riesce ad ottenere il credito richiesto. In molti Stati Ue le banche hanno chiesto il rientro di fidi e ora stentano a erogare credito. Inoltre, gli Stati hanno 180 miliardi di debiti scaduti – 90 solo in Italia – verso le imprese causa di circa 1/3 dei fallimenti.

La Comunicazione promuove l’attuazione della strategia per l’accesso al credito dello scorso dicembre, in linea con le azioni del Single Market Act II. Tra le misure previste, un mercato Ue per i venture capital, più fondi europei a garanzia di prestiti, un maggiore ruolo della BEI, l’attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento, e un’applicazione di Basilea 3 che non penalizzi le PMI.

(ii) Accesso ai mercati:

sempre in linea con le azioni e gli obiettivi dall’Internal Market I e II, la Comunicazione promuove un quadro di regole e standard chiaro, prevedile e stabile che favorisca competitività e innovazione senza freni e costi inutili per l’industria. Viene sottolineata la necessità di avviare al più presto un grande piano d’infrastrutture in una dimensione europea, con reti “intelligenti” basate sull’applicazione delle nuove tecnologie digitali e della navigazione satellitare. Tre giorni fa sono stati messi in orbita altri due satelliti della costellazione Galileo, prima infrastruttura al 100% europea che dal 2014 con 24 satelliti fornirà i primi servizi.

Da qui al 2020 il 70% della nuova crescita sarà nelle economie emergenti. Serve una “diplomazia” economica e commerciale Ue che faciliti l’accesso a mercati e materie prime a condizioni eque. Dobbiamo presentarci uniti e valorizzare il capitale di tecnologia e saper fare industriale, vero punto di forza dell’Ue con i paesi terzi. La Comunicazione sottolinea l’importanza delle “missioni per la crescita” con rappresentanti d’industria e PMI inaugurate in vari paesi dell’America Latina, Messico e USA; e che continueranno a novembre in Egitto, Marocco e Tunisia.

(iii) Sistema di educazione e formazione:

deve essere molto più vicino alle imprese, con università e centri di ricerca meno autoreferenziali e integrati in rete di cluster. Con una disoccupazione giovanile che in molte aree Ue supera il 30% non è più sostenibile avere imprese che non trovano figure professionali adeguate. La Comunicazione vuole avvicinare domanda e offerta di lavoro con azioni di formazione e maggiore raccordo col mondo delle imprese.

(iv) Più risorse per innovazione industriale:

La proposta di bilancio UE 2014-2020 prevede più fondi per l’innovazione sia nel capitolo destinato alla ricerca (da 54 a 80 miliardi), che nei fondi strutturali. La Comunicazione sottolinea che oltre a maggiori risorse, è essenziale avere ricadute industriali con una quota maggiore di fondi destinata a ricerca applicata, progetti dimostrativi, clusters con Università e centri di ricerca.

Tutti i comparti industriali, come le tessere di un mosaico, sono essenziali. E la Commissione vuole sostenere, allo stesso modo, gli sforzi di ogni settore. Ma per essere leader tecnologici nella rivoluzione in atto dobbiamo concentrare forze e risorse su alcune priorità. Per questo vengono individute sei aree ad alta potenzialità di crescita e sviluppo tecnologico e, con ricadute su tutti i comparti industriali, inclusi quelli tradizionali: (i) Manifatturiero avanzato; (ii) Tecnologie chiave abilitanti; (iii) Biotecnologie; (iv) Veicoli puliti; (v) Edilizia sostenibile e materie prime; (vi) Reti intelligenti e spazio.

CONCLUSIONI

L’Europa deve considerare la crisi un’occasione per voltare pagina nei confronti di una sorta di fatalismo con cui si è accettata la perdita di base industriale; senza capire che cosi si logorava inesorabilmente la nostra capacità di crescere e di sostenere il modello sociale europeo.

Mai come negli ultimi anni l’Unione ha fatto passi avanti sul cammino dell’integrazione, mettendo in campo nuovi meccanismi di solidarietà inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ma quest’azione non è ancora percepita come una risposta adeguata all’emergenza crescita.

Il Vertice di Giugno ha aperto la strada verso un vero governo europeo dell’economia e a un’Unione politica con un percorso in quattro tappe: integrazione finanziaria, dei bilanci, delle politiche economiche e, rafforzamento della legittimità democratica.

A settembre la Commissione ha proposto un sistema di sorveglianza comune affidata alla BCE come primo passo verso l’unione bancaria. Questa unione può rappresentare un’altra tappa essenziale verso il completamento del mercato europeo, contribuendo a rafforzare la fiducia tra le banche e promuovere un mercato più aperto del credito, con vantaggi prima di tutto per le PMI. La sorveglianza comune metterà anche fine ad alcune disparità di trattamento che vedono, ad esempio, alcune banche iper sorvegliate, come quelle italiane; a fronte di altre a cui sono stati consentiti comportamenti rischiosi, che hanno minato la stabilità finanziaria e dato vita a salvataggi e aiuti di Stato che hanno alterato la concorrenza.

Questo processo verso un’Europa più federale deve ricomprendere anche una vera politica estera, di sicurezza e di difesa. Solo con una voce unica autorevole possiamo tutelare interessi vitali, quali l’accesso effettivo all’energia e alle materie prime a condizione competitive. E un vero mercato interno per l’industria della difesa e della sicurezza, con appalti aperti e standard che garantiscano interoperabilità, porterà risparmi per centinaia di miliardi, il rafforzamento della competitività internazionale della nostra industria e un sistema di difesa più efficace.

In questo cantiere aperto, puntiamo anche a realizzare un vero governo dell’economia, non solo per garantire la disciplina fiscale, ma per assicurare in tutti gli Stati livelli di competitività industriale che consentano la crescita e la stabilità dell’euro. Per questo la nostra nuova strategia promuove un partenariato tra Stati, Commissione e industria per attuare le azioni indispensabili affinché tutta l’Europa torni a essere un luogo in cui fare industria.

Sono lieto del sostegno ricevuto dai ministri dell’industria nel Consiglio dell’11 ottobre e con la lettera dei Ministri di Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Romania, Spagna e Portogallo. Cosi come del riconoscimento arrivato dai rappresentanti delle industrie europee. Questo sostegno è prezioso per continuare il nostro lavoro.

Il Nobel alla nostra Unione, a noi 500 milioni di cittadini, deve rappresentare un’iniezione di fiducia per il cammino intrapreso verso un’Unione più politica, nella prospettiva, un giorno, degli Stati Uniti d’Europa.

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